giovedì 12 dicembre 2013
sabato 23 novembre 2013
venerdì 15 novembre 2013
mercoledì 30 ottobre 2013
Allenamento Allievi - training Teenager _ Asiago - Gallio (Italy) - Mila...
http://www.youtube.com/v/JhqwIr8umaw?autohide=1&version=3&attribution_tag=d_pGlEXM93MUqHnE5CHI7g&autohide=1&feature=share&showinfo=1&autoplay=1
Pulcini terzo anno: gioco e propedeutica alla tattica
http://www.youtube.com/v/9eBEnGAdulM?autohide=1&version=3&attribution_tag=wcjkdQz5VX4dpnpdDRLvbA&autohide=1&autoplay=1&feature=share&showinfo=1
domenica 27 ottobre 2013
Análisis de los métodos de entrenamiento
diferentes APLICADA Al futbol
juvenil
Prof. Orengo massimo
INTRODUCCIÓN
"¿Qué habilidades debo entrenar para condicionada a obtener mejores resultados?"
E 'o no una pregunta común entre los entrenadores y preparadores físicos?
Y si tomo en cuenta a los jóvenes no adquieren una importancia aún mayor?
El riesgo en este período de la vida de un atleta no está entrenando correctamente las capacidades condicionales para deportes específicos a los que se inicia el niño.
tan temprano, al menos en lo que respecta al fútbol, sino también (opinión muy personal) a nivel general, este aspecto todavía será tratado más
¿Cuál es el aspecto atlético que si son tratados con especial cuidado, mejora el rendimiento físico de nuestro joven jugador de fútbol.
MODUS OPERANDI
Es sido un trabajo largo, más de 2 temporadas, que involucró a dos grupos de muchachos, de edades comprendidas entre 14 y 15 años, Todos los atletas jóvenes, como lo demuestra el examen médico, han completado su desarrollo sexual y se han encontrado para estar en forma para la competición.
Ambos grupos participaron en los profesionales de la Liga Nacional de los jóvenes, diferentes añadas, por supuesto, precisamente, la 2003-04 y 2004-05.
Los dos grupos los llamamos A y B fueron sometidos a un análisis exhaustivo de la mayor parte de la capacidad condicional de futbol tales como la resistencia a la fatiga y la fuerza a través de pruebas específicas:
• Bosco prueba de la fuerza en las extremidades inferiores divididp en:
•
CMJ a brazos libre y capacidad de salto
stiffness para y resistencia a la fuerza
• mini Rosenborg ,s endurance test,..para la resistencia al ácido láctico anaeróbico
• 3000 m para la potencia aeróbica
• Antropometría para el peso y la altura
Por supuesto que también la altura y el peso fueron monitoreados, como se puede ver desde el último punto, ya que en esta edad el niño es muy sensible a los cambios morfológicos.
Estas pruebas se llevaron a cabo con ritmos precisos, casi siempre a la hora habitual y, posiblemente, con las mismas condiciones (aparte de las diferentes temperaturas);
peso y la altura tienen pruebas mensuales de Bosco y el Mini Rosenborg con una periodicidad trimestral y se utiliza sólo en 3000 metros en el inicio de la preparación para el examen de ingreso.
El objetivo final de este análisis es, en realidad, el reconocimiento de la importancia de la fuerza en el juego de fútbol, y su mejora como un puerto de los beneficios indirectos para otras habilidades.
I sei elementi della PIRAMIDE DI SVILUPPO DI
UN CALCIATORE sono :
BALL MASTERY (DOMINIO DELLA PALLA) : 1 giocatore 1 pallone . Ripetizione di esercizi sul controllo di palla con entrambi i piedi.
RECEIVING / PASSING (RICEZIONE / PASSAGGIO) :
Esercizi e giochi per migliorare il primo controllo , così importante a tutti i
livelli , e per incoraggiare passaggi accurati e creativi.
MOVES 1 V 1 (LE FINTE) : Esercizi e giochi che insegnano finte per vincere duelli individuali e per creare spazio contro i pacchetti difensivi.
SPEED (VELOCITA') : Esercizi e giochi per migliorare agilitˆ, accelerazione e potenza con e senza il pallone.
FINISHING (LE CONLUSIONI) : Esercizi e giochi per migliorare la tecnica e incoraggiare il gioco istintivo finalizzati a realizzare una rete.
GROUP ATTACK (ATTACCO DI GRUPPO) : Esercizi e giochi per
migliorare il gioco in piccoli gruppi con una particolare attenzione alle ripartenze veloci in fase d'attacco.
BALL MASTERY (DOMINIO DELLA PALLA) : 1 giocatore 1 pallone . Ripetizione di esercizi sul controllo di palla con entrambi i piedi.
RECEIVING / PASSING (RICEZIONE / PASSAGGIO) :
Esercizi e giochi per migliorare il primo controllo , così importante a tutti i
livelli , e per incoraggiare passaggi accurati e creativi.
MOVES 1 V 1 (LE FINTE) : Esercizi e giochi che insegnano finte per vincere duelli individuali e per creare spazio contro i pacchetti difensivi.
SPEED (VELOCITA') : Esercizi e giochi per migliorare agilitˆ, accelerazione e potenza con e senza il pallone.
FINISHING (LE CONLUSIONI) : Esercizi e giochi per migliorare la tecnica e incoraggiare il gioco istintivo finalizzati a realizzare una rete.
GROUP ATTACK (ATTACCO DI GRUPPO) : Esercizi e giochi per
migliorare il gioco in piccoli gruppi con una particolare attenzione alle ripartenze veloci in fase d'attacco.
La
Piramide delle Finte
CHANGES OF DIRECTION (CAMBI DI DIREZIONE) : Tagli e movimenti per difendere la palla e cambiare direzione contro avversari che provengono frontalmente , lateralmente e da dietro.
STOPS AND STARTS (ARRESTI E RIPARTENZE) : Arresti e ripartenze e cambi di passo con la palla per superare un avversario laterale
FEINTS ( FINTE) : Finte di piede e di corpo con avversari frontali o posteriori. Inizialmente le abilitˆ vengono insegnate passo passo senza pressione avversaria. Appena gli studenti progrediscono vengono invitati ad aumentare la velocitˆ con una pressione avversaria per˜ passiva. Quando gli studenti hanno imparato le finte fanno pratica con giochi ed esercizi con pressione avversaria totale.
La
Piramide dei Portieri
BASE TECNIQUE AND HANDLING (TECNICA DI BASE E USO DELLE MANI)
FOOTWORK , MOBILITY , POSITIONING (LAVORO CON I PIEDI , MOBILITA , POSIZIONE)
SHOT STOPPING (LE PARATE)
CROSSES AND DISTRIBUTION (CROSS E RILANCI)
GAME PLAY (GIOCHI)
Format Tecnici
Coerver Coaching Academy
Sono le scuole calcio del metodo COERVER¨ COACHING Italy.
Sono rivolte ai giovani calciatori dai 5 ai 17 anni. L’insegnamento del gioco del calcio si basa soprattutto sulla tecnica di base. L’attenzione maggiore dal punto di vista didattico viene posta sul singolo giocatore piuttosto che sul gruppo squadra. Il percorso della Coerver Coaching Academy è costruito sul così tanto acclamato e riconosciuto metodo Coerver e sulla sua “Piramide dello sviluppo del giocatore” che essenzialmente aiuta i giocatori ad acquisire una serie di abilità necessarie per diventare un giocatore fiducioso e creativo. Capisaldi della didattica del metodo sono infatti l’insegnamento inerente le tematiche intorno alla risoluzione dell’1 contro 1, la finta, il dominio della palla, oltre ovviamente tutte le tematiche inerenti i gesti tecnici fondamentali.
Ci occupiamo anche dell’insegnamento della psicomotricità applicata al gioco del calcio, rivolta ai primi calci dai 4 ai 5 anni.
Sviluppiamo per questa delicata fascia di età una particolare didattica rivolta ai primi rudimenti del gioco del calcio applicati in forma ludica.
Le possibilità gestionali della conduzione tecnica delle nostre scuole calcio, vi permetteranno dunque di rivolgervi a tutte le categorie del settore giovanile.
Pacchetto scuola calcio
Un direttore tecnico permanente – facoltativo
Un responsabile tecnico – visita mensile
Allestimenti commerciali delle strutture sportive – banners e striscioni
Dotazione di materiale tecnico da concordare nelle quantitˆ (palloni e pettorine Adidas)
Coerver Adidas kit da concordare nelle quantitˆ e nella composizione
Programma di allenamento a casa
Assicurazione
Certificato di partecipazione
Costi da definire
Coerver Camps
Sono i Camps calcistici del metodo Coerver.
Da una ultradecennale esperienza sul campo, si rivolgono a ragazzi e ragazzi dai 5 ai 17 anni. Sono situati nelle grandi città oppure nelle varie località estive sparse su tutto il territorio nazionale . Si tratta anche di una vacanza sportiva, sana, sicura e divertente all’insegna del giuoco del calcio, sotto la giuda di allenatori ed istruttori specializzati per il settore giovanile.
Diamo la possibilità di avere una gestione diretta da parte del Coerver Italy oppure la possibilità di gestire direttamente da parte di gestori locali il camp stesso, grazie a semplici contratti di franchising.
Pacchetto Coerver camps
2 allenatori ufficiali del Coerver International
Allestimenti commerciali delle strutture sportive – banners e striscioni
Dotazione di materiale tecnico da concordare nelle quantitˆ (palloni e pettorine Adidas)
Coerver Adidas kit da concordare nelle quantitˆ e nella composizione
Possibilitˆ di essere selezionato per attivitˆ di scouting per le migliori societˆ Italiane di settore giovanile
Possibilitˆ di essere selezionato per il programma Coerver Team
Assicurazione
Certificato di partecipazione
Costi da definire
Coerver City Camp
Attività per ragazzi e ragazze dai 5 ai 14 anni, di tipo non residenziale. Un programma settimanale di 5 giorni,dal Lunedì al Venerdì dalle 9.00 alle ore
18.00 per almeno 4 ore giornaliere di allenamento ed anche una serie di attività integrative e sinergiche con la parte calcistica ed anche attività di puro intrattenimento e svago tipico della vacanza estiva.
Giorno 9.0012.00 12.3014.30 15.0017.00 17.3018.00
Lunedì Allenamento Pranzo e relax Allenamento Uscita e e tornei incontro genitori
Martedì Allenamento Pranzo e relax Allenamento Uscita e e tornei incontro genitori
Mercoledì Allenamento Pranzo e relax Allenamento Uscita e e tornei incontro genitori
Giovedì Allenamento Pranzo e relax Allenamento Uscita e e tornei incontro genitori
Venerdì Allenamento Pranzo e relax Allenamento Uscita e e tornei incontro genitori
Coerver
Camp Residenziali
E’ una vacanza residenziale, per ragazzi e
ragazze dai 8 ai 17 anni, in località di villeggiatura montane o marine. Un
programma settimanale di 7 giorni,dalla Domenica al Sabato, completo di vitto e
alloggio in alberghi di minimo 3 stelle, per almeno 4 ore giornaliere di
allenamento unito ad una serie di attività integrative e sinergiche con la
parte calcistica oltreche ad attività di puro intrattenimento e svago tipiche
della vacanza estiva.
Date
Coerver Camps in programmazione
Coerver Team Camp
Sono speciali camp riservati ad intere squadre con la possibilità di avere in affiancamento anche il proprio tecnico, che meglio potrà conoscere la nostra metodologia. Offriamo la possibilità di adattare il programma tecnico specifico basato sulle vostre esigenze, età e caratteristiche della squadra. Offriamo la possibilità di scegliere differenti programmi, che hanno lo scopo di migliorare le qualità dei singoli e della squadra, secondo le seguenti aree:
Area tecnica
Area tattica
Area di tecnica e tattica in giochi a tema
Area atletica
Area valutativa – funzionale – test
Area ludico – ricreativa
Preparazione fisica
ATP
L'adenosina trifosfato (o ATP) è un ribonucleotide
trifosfato formato da una base azotata, cioè l'adenina, dal ribosio, che è uno
zucchero pentoso, e da tre gruppi fosfato. È uno dei reagenti necessari per la
sintesi dell'RNA, ma soprattutto è il collegamento chimico fra catabolismo e
anabolismo e costituisce la "moneta" corrente energetica. Esso viene
idrolizzato ad ADP (adenosindifosfato), che viene riconvertito in ATP mediante
vari processi.
L'ATP è il composto ad alta energia richiesto dalla stragrande maggioranza delle reazioni metaboliche endoergoniche. Esso viene prodotto secondo la reazione endoergonica:
ADP + Pi + E => ATP
L'ATP non può stare libero nel citosol ma deve essere chelato (stabilizzato) dal magnesio. Esso maschera parzialmente le cariche negative e influenza la conformazione nello spazio dei gruppi fosfato.
Dalla respirazione, in cui si libera energia, una parte molto piccola di essa (7,3 kcal/mol) viene immagazzinata nelle molecole di ATP. L'immagazzinamento vero e proprio avviene quando la fosfocreatina cede alla molecola di ADP un gruppo fosfato che appunto le mancava per divenire ATP. Mentre si uniscono gruppo fosfato e ADP, l'energia viene imprigionata nei nuovi legami chimici: adesso avremo finalmente la molecola di ATP.
L'ATP è il composto ad alta energia richiesto dalla stragrande maggioranza delle reazioni metaboliche endoergoniche. Esso viene prodotto secondo la reazione endoergonica:
ADP + Pi + E => ATP
L'ATP non può stare libero nel citosol ma deve essere chelato (stabilizzato) dal magnesio. Esso maschera parzialmente le cariche negative e influenza la conformazione nello spazio dei gruppi fosfato.
Dalla respirazione, in cui si libera energia, una parte molto piccola di essa (7,3 kcal/mol) viene immagazzinata nelle molecole di ATP. L'immagazzinamento vero e proprio avviene quando la fosfocreatina cede alla molecola di ADP un gruppo fosfato che appunto le mancava per divenire ATP. Mentre si uniscono gruppo fosfato e ADP, l'energia viene imprigionata nei nuovi legami chimici: adesso avremo finalmente la molecola di ATP.
mA in pratica cosa e? e cosa serve ??
Ma perché
a volte il glucosio viene trasformato in CO2 ed H2O e a volte invece ci si
ferma ad acido lattico? Tutto dipende dall'intensità del lavoro muscolare:
quando il muscolo lavora a bassa intensità la quantità di glucosio trasformata
in acido piruvico è bassa e questo viene interamente trasferito nei mitocondri
per l'ossidazione. Quando però l'esercizio aumenta molto di intensità la
quantità di glucosio trasformata è elevata e viene prodotto molto acido
piruvico, superando la quantità massima di questo che può essere accolto nei
mitocondri. Perciò l'acido piruvico comincia ad accumularsi e ad intossicare il
muscolo. Poiché l'acido lattico è meno tossico dell'acido piruvico, e può
perciò venire accumulato in maggior quantità, il muscolo trasforma l'acido
piruvico in acido lattico ed è quest'ultimo ad accumularsi, mentre di solito
non si registra nessun aumento dell'acido piruvico. Allorché l'intensità del
lavoro diminuisce, diminuisce anche il consumo di ATP, viene interrotta la
trasformazione del glucosio in acido lattico e quest'ultimo può venire
ritrasformato in acido piruvico. Il piruvato può venire ossidato nei mitocondri
fino a quando la produzione di ATP non è sufficiente ai bisogni cellulari
oppure può venire ritrasformato in glucosio dal fegato e immagazzinato di nuovo
come glicogeno.
Il
lattato che durante l'attività muscolare passa nel sangue viene portato al
fegato e qui può seguire entrambi i destini: ossidazione o resintesi del
glucosio, previa trasformazione in acido piruvico. Il cuore e gli altri muscoli
possono impiegare il lattato che proviene dai muscoli più intensamente
impegnati. In condizioni aerobiche (bassa erogazione di potenza, nessuna
produzione di lattato) l'acido piruvico viene trasferito nei mitocondri.
La preparazione fisica dei
bambini
CARATTERISTICHE BAMBINI/E CATEGORIA
PICCOLI AMICI
CARATTERISTICHE FISIOLOGICHE
Le ossa sono plastiche non ancora completamente calcificate e questo se da una parte è un vantaggio (capacità di assorbire urti e pressioni) dall'altra le rende soggette a deformazioni. Per questo motivo si dovrà fare attenzione alle posizioni che i bambini assumono e a non proporre esercizi scriteriati che apportino carichi eccessivi allo scheletro (limitare i salti, le cadute dall'alto, i balzi, etc.….). I bambini di questa età non possiedono una soddisfacente forza muscolare. Gli apparati cardio-circolatorio e respiratorio sono ancora inefficienti e non consentono sforzi intensi e prolungati. Il cuore reagisce allo sforzo aumentando la frequenza e la respirazione ed è incapace di apportare grandi quantità di ossigeno. Per questo motivo i bambini corrono molto veloci ma per brevissimi tratti. Non è opportuno dunque far compiere " giri di campo " per sviluppare la resistenza.
CARATTERISTICHE FISIOLOGICHE
Le ossa sono plastiche non ancora completamente calcificate e questo se da una parte è un vantaggio (capacità di assorbire urti e pressioni) dall'altra le rende soggette a deformazioni. Per questo motivo si dovrà fare attenzione alle posizioni che i bambini assumono e a non proporre esercizi scriteriati che apportino carichi eccessivi allo scheletro (limitare i salti, le cadute dall'alto, i balzi, etc.….). I bambini di questa età non possiedono una soddisfacente forza muscolare. Gli apparati cardio-circolatorio e respiratorio sono ancora inefficienti e non consentono sforzi intensi e prolungati. Il cuore reagisce allo sforzo aumentando la frequenza e la respirazione ed è incapace di apportare grandi quantità di ossigeno. Per questo motivo i bambini corrono molto veloci ma per brevissimi tratti. Non è opportuno dunque far compiere " giri di campo " per sviluppare la resistenza.
PSICOLIGIA
Lavorare sempre
avendo le idee chiare sul lavoro da effettuare (programmare in anticipo)non
fare mai le cose in modo approssimativo
ma sempre finalizzate ad uno scopo,i giocatori si danno conto della tua
insicurezza.Parlare sempre a voce alta e chiara spiegando quello che vuoi.Il lavoro che vai a fare
potrai spiegarlo a grandi linee e vedere se capiscono rápidamente o se devi essere tu a indicargli
cosa fare quindi stiamo parlando di lavoro
COGNITIVO acción y
resultado de conocer a través de las facultades intelectuales. o
INDUTTIVO método
inductivo.Devi saper costruire il gruppo identificare il leader
del grupo
I gruppo solitamente
e’ formato da piccoli gruppi con
un leader a capo per ogni piccolo
gruppo (questi gruppi) si chiamano sottogruppi (subgrupos)e tuo compito eliminare i sottogruppi e formare un gruppo
solo con un leader solo
Solitamente nello
spogliatoio e facile identificare il capo del gruppo (leader) che dovrai portarlo dalla tua parte a seguire tutto
quello che fai ,automaticamente gli altri
si metteranno a tua disposizione seguendo il leader.Quando sara il
Giorno della partita tu avrai gia dato le disposizioni dei vari compiti in
campo delle varie sostituzioni che potresti fare ma
Senza essere preciso nei nomi a fine partita e consigliabile non parlare di
come e stata rimandare il tutto al primo
Giorno di allenamento dove dirai quello
che non ti e piaciuto ma anche quello che ti e piaciuto non essere mai solo
negativo fai analizzare anche a loro la partita fatta, dove esprimeranno la
loro opinione
La psicologia nella scuola calcio
CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE
Il pensiero dei bambini di questa età ha bisogno di molti riferimenti concreti. Dunque capiranno meglio una dimostrazione pratica che una spiegazione. Fino a 6 anni dal punto di vista cognitivo e sociale il bambino/a è egocentrico, cioè è centrato si di se, considera la realtà esclusivamente dal proprio punto di vista e non tiene conto di quelle altrui, perché ancora non lo sa fare ( non per cattiva volontà ). Sente molto forte il desiderio di appagare i propri bisogni. L'egocentrismo si riflette anche durante il gioco, quando il bambino invece di passare la palla ad un compagno la tiene per se, oppure quando durante la partita di calcio, tutti i bambini rincorrono sfrenatamente il pallone. A partire dai 6/7 anni inizia ad abbandonare il punto di vista egocentrico, anche se impiegherà ancora molti anni prima di raggiungere una socializzazione più matura. A quest'età i bambini partecipano ai giochi in modo emotivo, cosa che li porta ad agire in maniera impulsiva e non razionale. Manca in questo periodo la capacità di concentrarsi sulle operazioni astratte e su quelle ipotetiche. Queste conquiste logiche arriveranno dai 12 anni. I bambini/e hanno ancora bisogno di oggetti e di eventi concreti per supportare i loro ragionamenti. Il fanciullo sa stare attento e si concentra se il compito lo interessa e lo gratifica. A questa età il bambino non riesce a comprendere le cause dei risultati delle azioni, per cui non sa capire ad esempio, perché l'avversario nel gioco, ha vinto (gli adulti invece lo spiegano con varie cause : bravura, fortuna, facilità del compito, motivazione, ecc
Settore giovanile: pulcini, esordienti, giovanissimi, allievi.
Realizzare una rete informativa-formativa significa, sia per i genitori che per i figli, facilitare l'individuazione di percorsi idonei alla crescita psicofisica dell'individuo. Chi è chiamato in causa (insegnanti, istruttori, pediatri, psicologi) ha perciò il delicato compito di intervenire in modo consapevole assumendosi la completa responsabilità del proprio ruolo. Diventa perciò importante per chi lavora a vario titolo con i bambini, con i giovani e con le loro famiglie, migliorare continuamente la propria formazione tecnica, didattica, psicologica e relazionale.
Pertanto ogni azione deve avere l'obiettivo di tendere a facilitare e promuovere condizioni di benessere del giovane sostenendo al tempo stesso le funzioni educative della famiglia.
Uno psicologo che viene chiamato per uno o più incontri nella scuola calcio, settore giovanile o nella società sportiva o per una consulenza più strutturata, deve porsi come primo obiettivo quello di comprendere correttamente il contesto in cui si trova ad operare, così da favorire il pieno sviluppo delle risorse umane messe a disposizione dalla società al giovane atleta. Ciò può avvenire se il professionista tiene conto di alcuni aspetti fondamentali nella relazione che va a realizzare nella scuola calcio, settore giovanile o nella società sportiva.
La prima domanda da porsi è perciò: "Che tipo di formazione deve avere lo psicologo?"
Una risposta individuata è che egli sia competente nel facilitare le relazioni umane tra chi lavora nella società sportiva a vario titolo (ad esempio, dirigente, accompagnatore, istruttore, medico) e chi ne usufruisce (genitori, bambini, ragazzi) e nel favorire il collegamento con le strutture esterne al territorio (A.S.L., Parrocchie, Associazioni culturali), in particolare le scuole. Gli studi di Bateson ci hanno fornito un approccio alla psicologia sociale secondo cui questa è "lo studio delle reazioni degli individui alle reazioni di altri individui" aggiungendo che "occorre considerare non soltanto le reazioni di A al comportamento di B ma anche come queste reazioni influenzano il comportamento successivo di B e l'effetto che tale comportamento ha su A" (Bateson, G. "Verso un'ecologia della mente", Adelphi Milano, 1986).
A partire dagli studi di Bateson si è venuto sempre più delineando un approccio definito ecosistemico, per l'intervento sui problemi che coinvolgono gruppi sociali diversi tra loro, quali la famiglia, la scuola e altri ancora. L'approccio ecosistemico, sviluppato da oltre trenta anni nella pratica della terapia familiare e relazionale, si è rivelato adatto anche all'applicazione d'interventi di consulenza e supporto non volti solo all'intervento psicoterapeutico. Si parla oggi d'interventi sistemici in contesti non terapeutici. Il concetto chiave che caratterizza un intervento sistemico nell'organizzazione umana e che, oltre ai contenuti dell'intervento stesso, esiste un livello riguardante l'osservazione delle qualità delle relazioni che è di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi di cambiamento. Riferendoci al nostro progetto ciò significa che ciascuno adulto, chiamato a svolgere un ruolo di educatore, deve sapere agire in modo corretto, tenendo sempre conto che ciò che osserva e ciò su cui interviene è in qualche misura il "prodotto" delle relazioni tra insegnante-alunno, insegnante-genitore, istruttore-allievi, istruttore-genitore, tra istruttore-istruttore ed in generale tra tutti i sistemi coinvolti. Risulta importante quindi avere come riferimento teorico quello della "pragmatica della comunicazione umana" (Watzlavick, P. Astrolabio Roma,1971) che consente all'operatore di considerare l'importanza di una lettura delle dinamiche delle relazionali, rispetto all'esperienza che sta affrontando.
Dal punto di vista del linguaggio, per lo psicologo, non si tratta quindi di impartire nozioni teoriche, quanto piuttosto di trasferire concetti di base in modo semplice e fruibile, rendendosi disponibile a chiarire gli eventuali dubbi che potrebbero sorgere durante il lavoro.
Lo psicologo deve perciò:
•sostenere i dirigenti nella gestione e organizzazione delle attività della società;
•aiutare a migliorare il rapporto e la collaborazione tra tecnici dello stesso staff, tra tecnico ed allievi/atleti, tra tecnico e genitori;
•migliorare la comunicazione e il passaggio dell'informazione per una corretta accoglienza dei bambini e dei genitori e una funzionale collaborazione con lo staff tecnico;
•aiutare i tecnici a muoversi e focalizzare le situazioni su cui lavorare;
•aumentare le capacità d'intervento sulle interazioni specifiche sapendo leggerle attraverso l'analisi del contesto e della circolarità della comunicazione per cogliere i significati dell'esperienza quotidiana.
Da un punto di vista dei contenuti possiamo riassumere il suo compito nei seguenti tre punti:
•Informare sull'età evolutiva e sulle dinamiche relazionali di gruppo;
•Sostenere l'importanza della valenza educativa e del divertimento;
•Sostenere l'importanza di dialogare con le famiglie e di fornire loro informazioni complete.
Informare sull'età evolutiva e sulle dinamiche relazionali di gruppo
Far conoscere nelle sue linee generali i percorsi della crescita del bambino, che passa da una dipendenza totale dalle modalità interattive della famiglia ad una progressiva necessità d'interazione nel sociale.
Questo comporta per l'istruttore conoscere alcune chiavi di lettura che permettano una più corretta interpretazione di alcuni comportamenti del propri allievi.
Per il bambino ( pulcini, esordienti ), l'incontro con altre persone che non siano i suoi genitori, diviene tappa importante per la sua crescita. Ciò gli permette di conoscere altri modelli affettivi, sociali e culturali in grado di fargli acquisire differenti elementi di conoscenza, fondamentali per la sua crescita specie nel momento in cui è chiamato ad elaborare e riflettere scelte sempre più responsabili e significative per costruire un suo progetto di vita.
È perciò indispensabile il riconoscimento dell'importanza delle dinamiche che si sviluppano nei gruppi e lo sviluppo cognitivo del bambino. L'istruttore che adotta una chiave di lettura circolare, in cui si evidenzia come i componenti di un particolare gruppo finiscono per influenzarsi reciprocamente, riesce a cogliere come sia determinante il lavoro su questa dimensione anche in relazione agli obiettivi didattici che s'intendono raggiungere.
Quindi il compito dello psicologo è quello di:
•supportare l'istruttore;
•creare un contesto collaborativo tra i componenti del gruppo;
•stimolare la coesione;
•sviluppare l'autonomia/differenziazione tra i componenti del gruppo.
Sostenere l'importanza della valenza educativa del gioco e del divertimento
Il termine gioco implica curiosità, sperimentazione, disponibilità al rischio, giochi della scoperta. Per gioco non intendiamo solo quello che ci diverte e ci permette di passare il tempo ma tutte quelle esperienze di gruppo che si svolgono con le più svariate modalità quali: esercizi strutturati, esperimenti di autoconfronto, giochi di simulazione, giochi dei ruoli e così via. Una definizione di gioco è perciò quella che un gioco è un intervento di un docente o di un allievo nella situazione del gruppo, che struttura per un tempo determinato l'attività dei partecipanti mediante specifiche regole del gioco ( allenamento ), al fine di raggiungere una meta precisa di apprendimento (Vopel, 1991).
Col gioco si riescono ad isolare alcuni elementi che si verificano nella complessità di reali situazioni, per porli nel contesto "artificiale" di un ben definito schema di comportamento, limitato da chiare regole.
Con questa semplificazione, il gioco convoglia le energie dei partecipanti verso un punto focale e rende possibile la sperimentazione e la comprensione dei concetti ben più complessi e di connessioni complicate. Così il processo di apprendimento diventa più personale e produttivo per la possibilità di mettere in gioco le proprie potenzialità intellettuali e creative e le attitudini comunicative e sociali. In questo modo s'impiega l'energia psicologica del gioco per il processo d'apprendimento programmato. I giochi permettono agli allievi di migliorare la loro socializzazione e lo sviluppo della loro personalità, e danno loro la possibilità di esaminare, sviluppare ulteriormente ed integrare la capacità di comprensione ed abilità che già posseggono. Una delle ragioni del successo del gioco è la sua capacità di motivare i partecipanti e di incuriosirsi riducendo il grande ostacolo che si annida in ogni gruppo: la noia e l'apatia. Il vantaggio dei giochi sta nella loro adattabilità a molte situazioni di gruppo e a molti ambiti di temi e problemi. In pratica quasi tutte le possibili situazioni possono essere allenate e sperimentate oppure sviluppate e raffinate mediante il gioco (Susanna Cielo; Luciano Viana; Urbino, Settembre 1994).
In pratica lo psicologo deve sostenere l'istruttore in quelle tappe che è opportuno seguire per attivare un gioco di gruppo:
•analisi della situazione di gruppo;
•introduzione del gioco;
•sperimentazione ;
•valutazione approfondimento.
Tutto questo permette di:
•costruire e/o ricostruire la motivazione;
•stimolare le capacità cognitive.
•acquisire una maggiore conoscenza di sé e degli altri;
•giungere ad una migliore comprensione delle informazioni provenienti dalle dinamiche di gruppo;
•acquisire una maggiore sensibilità ai sentimenti del giovane atleta;
•stabilire il proprio comportamento non su una idea preconcetta, ma in funzione della realtà osservata;
•acquisire la capacità di attivare le risorse individuali di ogni membro del gruppo.
Sostenere l'importanza di dialogare con le famiglie e di fornire loro informazioni complete
Una comunità educante capace di dialogare, rappresenta un punto di riferimento indispensabile in grado di facilitare il giovane nel suo processo di crescita, al contrario, un conflitto tra sistemi (scuola calcio, settore giovanile-famiglia, istruttore-famiglia, istruttore-allievo etc.) può generare soltanto confusione e difficoltà.
Per ottenere quanto detto bisogna facilitare il rapporto tra chi trasmette informazioni e chi le riceve, come ad esempio tra genitori-istruttore, istruttore-allievi, e diventa perciò indispensabile essere consapevoli che la comunicazione influenza il comportamento di chi comunica, favorendo così l'organizzazione delle azioni successive, delle quali i ragazzi dovrebbero beneficiare.
Una rete informativa-formativa, tesa a facilitare e promuovere condizioni per il benessere della persona fa si che ogni sistema che ne faccia parte, pur rimanendo autonomo nel proprio specifico campo di intervento, deve necessariamente condividere gli obiettivi e le finalità delle altre comunità. Lo scopo è quello di sostenere la funzione educativa della famiglia e lo sviluppo psicofisico degli allievi, sapendo mettersi in un atteggiamento di ascolto e collaborazione.
Esse implicano una capacità di comunicazione e di osservazione empatica, di sapersi mettere in relazione. Diviene perciò importante un supporto permanente per gli istruttori, dirigenti, che sono chiamati ad agire con gli allievi e le famiglie, in cui la figura dello psicologo può essere vista come una risorsa da mettere in gioco.
Lo psicologo quindi può aiutare a mettere in risalto la funzionalità e la produttività del sapere osservare le regole che si presentano in una comunicazione tra due e più individui, e la qualità del rapporto che si instaura tra le persone in un contesto di apprendimento.
Una corretta informazione è quindi alla base di una sempre maggiore efficacia dell'azione proposta. Far conoscere alle famiglie cosa realmente offre una scuola calcio, settore giovanile, significa predisporre le migliori condizioni per avviare un vero gioco di squadra tra gli adulti nell'interesse del minore e quindi in prospettiva dell'intera comunità.
Promuovere le occasioni di incontro e confronto tra scuola calcio, settore giovanile o società sportiva e famiglia richiede una sensibilità e una modalità su cui lo psicologo può intervenire come facilitatore della comunicazione affiancandosi nel compito ai dirigenti e/o agli istruttori.
Lo psicologo deve quindi stimolare prima di tutto una discussione sulla filosofia che accompagna tutti coloro che operano nell'attività di base, per produrre un linguaggio e una teoria condivisa da trasmettere a chi opera per attuare una corretta applicazione dei programmi.
Ancora oggi infatti è attuale la domanda su cos'è una scuola calcio, un settore giovanile o una società sportiva, se esse rappresentano un servizio per il tempo libero da offrire alle famiglie ed ai giovani, un laboratorio per scoprire nuovi talenti o una agenzia educativa in rete con la famiglia e la scuola.
Definire quale bisogno deve appagare tale servizio definisce il contesto in cui un dirigente, un tecnico viene chiamato ad operare con il giovane atleta ed il genitore per stipulare un contratto, inteso come conoscenza chiara delle finalità e degli obiettivi che dovrà perseguire, facilitando il suo lavoro.
A questo punto devono emergere con chiarezza le finalità educative che rappresentano la parte predominante della proposta del settore giovanile, scuola calcio o di una società sportiva.
Pertanto l'attività sportiva diviene uno strumento attraverso il quale viene offerta ai giovani allievi un'occasione di apprendimento in un contesto di divertimento in cui sia assente l'esaltazione della dimensione agonistica in virtù di una presunta, quanto errata, ricerca precoce del campione.
In chiusura si propone uno schema riassuntivo dello stimolo che uno psicologo deve fornire all'interno dei compiti di una scuola calcio o settore giovanile attraverso le seguenti domande:
•Cosa deve avere un dirigente ed un allenatore nella sua borsa di lavoro?
- Una teoria di riferimento, studio + esperienza, per programmare, attuare, ridefinire il proprio lavoro
•Cosa deve sapere un allenatore? (analisi del contesto)
- Conoscere le regole della comunicazione che si instaurano nella relazione tra individui;
- Conoscere le fasi del ciclo vitale dell'individuo sia sul versante relazionale che cognitivo.
•Cosa deve fare un allenatore? (sapere ipotizzare soluzioni)
- Saper "accogliere" i propri allievi/atleti e i loro genitori;
- Saper trasmettere le proprie informazioni agli allievi passando dalla complessità della teoria alla semplicità del gioco;
- Saper usare un contesto d'apprendimento in cui gli allievi/atleti possano imparare, acquisire e sviluppare le proprie risorse individuali, in un clima accettante e non giudicante.
Per concludere abbiamo individuato due tipologie di psicologi a cui fare riferimento: Senior e Junior, ed un programma per condividere strategie e metodi comuni d'intervento.
Per i Senior (psicologi con più di 10 anni di laurea) è previsto un corso di adeguamento mirato, per gli Junior (psicologi con meno di 10 anni di laurea) invece un vero e proprio corso di formazione.
L'organizzazione prevede inoltre giornate di coordinamento e di discussione e monitoraggio tra psicologi dei comitati regionali e provinciali in cui vengono fornitr linee-guida per costituire a livello regionale corsi di formazione per psicologi Senior e Junior come sopra riportato.
Realizzare una rete informativa-formativa significa, sia per i genitori che per i figli, facilitare l'individuazione di percorsi idonei alla crescita psicofisica dell'individuo. Chi è chiamato in causa (insegnanti, istruttori, pediatri, psicologi) ha perciò il delicato compito di intervenire in modo consapevole assumendosi la completa responsabilità del proprio ruolo. Diventa perciò importante per chi lavora a vario titolo con i bambini, con i giovani e con le loro famiglie, migliorare continuamente la propria formazione tecnica, didattica, psicologica e relazionale.
Pertanto ogni azione deve avere l'obiettivo di tendere a facilitare e promuovere condizioni di benessere del giovane sostenendo al tempo stesso le funzioni educative della famiglia.
Uno psicologo che viene chiamato per uno o più incontri nella scuola calcio, settore giovanile o nella società sportiva o per una consulenza più strutturata, deve porsi come primo obiettivo quello di comprendere correttamente il contesto in cui si trova ad operare, così da favorire il pieno sviluppo delle risorse umane messe a disposizione dalla società al giovane atleta. Ciò può avvenire se il professionista tiene conto di alcuni aspetti fondamentali nella relazione che va a realizzare nella scuola calcio, settore giovanile o nella società sportiva.
La prima domanda da porsi è perciò: "Che tipo di formazione deve avere lo psicologo?"
Una risposta individuata è che egli sia competente nel facilitare le relazioni umane tra chi lavora nella società sportiva a vario titolo (ad esempio, dirigente, accompagnatore, istruttore, medico) e chi ne usufruisce (genitori, bambini, ragazzi) e nel favorire il collegamento con le strutture esterne al territorio (A.S.L., Parrocchie, Associazioni culturali), in particolare le scuole. Gli studi di Bateson ci hanno fornito un approccio alla psicologia sociale secondo cui questa è "lo studio delle reazioni degli individui alle reazioni di altri individui" aggiungendo che "occorre considerare non soltanto le reazioni di A al comportamento di B ma anche come queste reazioni influenzano il comportamento successivo di B e l'effetto che tale comportamento ha su A" (Bateson, G. "Verso un'ecologia della mente", Adelphi Milano, 1986).
A partire dagli studi di Bateson si è venuto sempre più delineando un approccio definito ecosistemico, per l'intervento sui problemi che coinvolgono gruppi sociali diversi tra loro, quali la famiglia, la scuola e altri ancora. L'approccio ecosistemico, sviluppato da oltre trenta anni nella pratica della terapia familiare e relazionale, si è rivelato adatto anche all'applicazione d'interventi di consulenza e supporto non volti solo all'intervento psicoterapeutico. Si parla oggi d'interventi sistemici in contesti non terapeutici. Il concetto chiave che caratterizza un intervento sistemico nell'organizzazione umana e che, oltre ai contenuti dell'intervento stesso, esiste un livello riguardante l'osservazione delle qualità delle relazioni che è di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi di cambiamento. Riferendoci al nostro progetto ciò significa che ciascuno adulto, chiamato a svolgere un ruolo di educatore, deve sapere agire in modo corretto, tenendo sempre conto che ciò che osserva e ciò su cui interviene è in qualche misura il "prodotto" delle relazioni tra insegnante-alunno, insegnante-genitore, istruttore-allievi, istruttore-genitore, tra istruttore-istruttore ed in generale tra tutti i sistemi coinvolti. Risulta importante quindi avere come riferimento teorico quello della "pragmatica della comunicazione umana" (Watzlavick, P. Astrolabio Roma,1971) che consente all'operatore di considerare l'importanza di una lettura delle dinamiche delle relazionali, rispetto all'esperienza che sta affrontando.
Dal punto di vista del linguaggio, per lo psicologo, non si tratta quindi di impartire nozioni teoriche, quanto piuttosto di trasferire concetti di base in modo semplice e fruibile, rendendosi disponibile a chiarire gli eventuali dubbi che potrebbero sorgere durante il lavoro.
Lo psicologo deve perciò:
•sostenere i dirigenti nella gestione e organizzazione delle attività della società;
•aiutare a migliorare il rapporto e la collaborazione tra tecnici dello stesso staff, tra tecnico ed allievi/atleti, tra tecnico e genitori;
•migliorare la comunicazione e il passaggio dell'informazione per una corretta accoglienza dei bambini e dei genitori e una funzionale collaborazione con lo staff tecnico;
•aiutare i tecnici a muoversi e focalizzare le situazioni su cui lavorare;
•aumentare le capacità d'intervento sulle interazioni specifiche sapendo leggerle attraverso l'analisi del contesto e della circolarità della comunicazione per cogliere i significati dell'esperienza quotidiana.
Da un punto di vista dei contenuti possiamo riassumere il suo compito nei seguenti tre punti:
•Informare sull'età evolutiva e sulle dinamiche relazionali di gruppo;
•Sostenere l'importanza della valenza educativa e del divertimento;
•Sostenere l'importanza di dialogare con le famiglie e di fornire loro informazioni complete.
Informare sull'età evolutiva e sulle dinamiche relazionali di gruppo
Far conoscere nelle sue linee generali i percorsi della crescita del bambino, che passa da una dipendenza totale dalle modalità interattive della famiglia ad una progressiva necessità d'interazione nel sociale.
Questo comporta per l'istruttore conoscere alcune chiavi di lettura che permettano una più corretta interpretazione di alcuni comportamenti del propri allievi.
Per il bambino ( pulcini, esordienti ), l'incontro con altre persone che non siano i suoi genitori, diviene tappa importante per la sua crescita. Ciò gli permette di conoscere altri modelli affettivi, sociali e culturali in grado di fargli acquisire differenti elementi di conoscenza, fondamentali per la sua crescita specie nel momento in cui è chiamato ad elaborare e riflettere scelte sempre più responsabili e significative per costruire un suo progetto di vita.
È perciò indispensabile il riconoscimento dell'importanza delle dinamiche che si sviluppano nei gruppi e lo sviluppo cognitivo del bambino. L'istruttore che adotta una chiave di lettura circolare, in cui si evidenzia come i componenti di un particolare gruppo finiscono per influenzarsi reciprocamente, riesce a cogliere come sia determinante il lavoro su questa dimensione anche in relazione agli obiettivi didattici che s'intendono raggiungere.
Quindi il compito dello psicologo è quello di:
•supportare l'istruttore;
•creare un contesto collaborativo tra i componenti del gruppo;
•stimolare la coesione;
•sviluppare l'autonomia/differenziazione tra i componenti del gruppo.
Sostenere l'importanza della valenza educativa del gioco e del divertimento
Il termine gioco implica curiosità, sperimentazione, disponibilità al rischio, giochi della scoperta. Per gioco non intendiamo solo quello che ci diverte e ci permette di passare il tempo ma tutte quelle esperienze di gruppo che si svolgono con le più svariate modalità quali: esercizi strutturati, esperimenti di autoconfronto, giochi di simulazione, giochi dei ruoli e così via. Una definizione di gioco è perciò quella che un gioco è un intervento di un docente o di un allievo nella situazione del gruppo, che struttura per un tempo determinato l'attività dei partecipanti mediante specifiche regole del gioco ( allenamento ), al fine di raggiungere una meta precisa di apprendimento (Vopel, 1991).
Col gioco si riescono ad isolare alcuni elementi che si verificano nella complessità di reali situazioni, per porli nel contesto "artificiale" di un ben definito schema di comportamento, limitato da chiare regole.
Con questa semplificazione, il gioco convoglia le energie dei partecipanti verso un punto focale e rende possibile la sperimentazione e la comprensione dei concetti ben più complessi e di connessioni complicate. Così il processo di apprendimento diventa più personale e produttivo per la possibilità di mettere in gioco le proprie potenzialità intellettuali e creative e le attitudini comunicative e sociali. In questo modo s'impiega l'energia psicologica del gioco per il processo d'apprendimento programmato. I giochi permettono agli allievi di migliorare la loro socializzazione e lo sviluppo della loro personalità, e danno loro la possibilità di esaminare, sviluppare ulteriormente ed integrare la capacità di comprensione ed abilità che già posseggono. Una delle ragioni del successo del gioco è la sua capacità di motivare i partecipanti e di incuriosirsi riducendo il grande ostacolo che si annida in ogni gruppo: la noia e l'apatia. Il vantaggio dei giochi sta nella loro adattabilità a molte situazioni di gruppo e a molti ambiti di temi e problemi. In pratica quasi tutte le possibili situazioni possono essere allenate e sperimentate oppure sviluppate e raffinate mediante il gioco (Susanna Cielo; Luciano Viana; Urbino, Settembre 1994).
In pratica lo psicologo deve sostenere l'istruttore in quelle tappe che è opportuno seguire per attivare un gioco di gruppo:
•analisi della situazione di gruppo;
•introduzione del gioco;
•sperimentazione ;
•valutazione approfondimento.
Tutto questo permette di:
•costruire e/o ricostruire la motivazione;
•stimolare le capacità cognitive.
•acquisire una maggiore conoscenza di sé e degli altri;
•giungere ad una migliore comprensione delle informazioni provenienti dalle dinamiche di gruppo;
•acquisire una maggiore sensibilità ai sentimenti del giovane atleta;
•stabilire il proprio comportamento non su una idea preconcetta, ma in funzione della realtà osservata;
•acquisire la capacità di attivare le risorse individuali di ogni membro del gruppo.
Sostenere l'importanza di dialogare con le famiglie e di fornire loro informazioni complete
Una comunità educante capace di dialogare, rappresenta un punto di riferimento indispensabile in grado di facilitare il giovane nel suo processo di crescita, al contrario, un conflitto tra sistemi (scuola calcio, settore giovanile-famiglia, istruttore-famiglia, istruttore-allievo etc.) può generare soltanto confusione e difficoltà.
Per ottenere quanto detto bisogna facilitare il rapporto tra chi trasmette informazioni e chi le riceve, come ad esempio tra genitori-istruttore, istruttore-allievi, e diventa perciò indispensabile essere consapevoli che la comunicazione influenza il comportamento di chi comunica, favorendo così l'organizzazione delle azioni successive, delle quali i ragazzi dovrebbero beneficiare.
Una rete informativa-formativa, tesa a facilitare e promuovere condizioni per il benessere della persona fa si che ogni sistema che ne faccia parte, pur rimanendo autonomo nel proprio specifico campo di intervento, deve necessariamente condividere gli obiettivi e le finalità delle altre comunità. Lo scopo è quello di sostenere la funzione educativa della famiglia e lo sviluppo psicofisico degli allievi, sapendo mettersi in un atteggiamento di ascolto e collaborazione.
Esse implicano una capacità di comunicazione e di osservazione empatica, di sapersi mettere in relazione. Diviene perciò importante un supporto permanente per gli istruttori, dirigenti, che sono chiamati ad agire con gli allievi e le famiglie, in cui la figura dello psicologo può essere vista come una risorsa da mettere in gioco.
Lo psicologo quindi può aiutare a mettere in risalto la funzionalità e la produttività del sapere osservare le regole che si presentano in una comunicazione tra due e più individui, e la qualità del rapporto che si instaura tra le persone in un contesto di apprendimento.
Una corretta informazione è quindi alla base di una sempre maggiore efficacia dell'azione proposta. Far conoscere alle famiglie cosa realmente offre una scuola calcio, settore giovanile, significa predisporre le migliori condizioni per avviare un vero gioco di squadra tra gli adulti nell'interesse del minore e quindi in prospettiva dell'intera comunità.
Promuovere le occasioni di incontro e confronto tra scuola calcio, settore giovanile o società sportiva e famiglia richiede una sensibilità e una modalità su cui lo psicologo può intervenire come facilitatore della comunicazione affiancandosi nel compito ai dirigenti e/o agli istruttori.
Lo psicologo deve quindi stimolare prima di tutto una discussione sulla filosofia che accompagna tutti coloro che operano nell'attività di base, per produrre un linguaggio e una teoria condivisa da trasmettere a chi opera per attuare una corretta applicazione dei programmi.
Ancora oggi infatti è attuale la domanda su cos'è una scuola calcio, un settore giovanile o una società sportiva, se esse rappresentano un servizio per il tempo libero da offrire alle famiglie ed ai giovani, un laboratorio per scoprire nuovi talenti o una agenzia educativa in rete con la famiglia e la scuola.
Definire quale bisogno deve appagare tale servizio definisce il contesto in cui un dirigente, un tecnico viene chiamato ad operare con il giovane atleta ed il genitore per stipulare un contratto, inteso come conoscenza chiara delle finalità e degli obiettivi che dovrà perseguire, facilitando il suo lavoro.
A questo punto devono emergere con chiarezza le finalità educative che rappresentano la parte predominante della proposta del settore giovanile, scuola calcio o di una società sportiva.
Pertanto l'attività sportiva diviene uno strumento attraverso il quale viene offerta ai giovani allievi un'occasione di apprendimento in un contesto di divertimento in cui sia assente l'esaltazione della dimensione agonistica in virtù di una presunta, quanto errata, ricerca precoce del campione.
In chiusura si propone uno schema riassuntivo dello stimolo che uno psicologo deve fornire all'interno dei compiti di una scuola calcio o settore giovanile attraverso le seguenti domande:
•Cosa deve avere un dirigente ed un allenatore nella sua borsa di lavoro?
- Una teoria di riferimento, studio + esperienza, per programmare, attuare, ridefinire il proprio lavoro
•Cosa deve sapere un allenatore? (analisi del contesto)
- Conoscere le regole della comunicazione che si instaurano nella relazione tra individui;
- Conoscere le fasi del ciclo vitale dell'individuo sia sul versante relazionale che cognitivo.
•Cosa deve fare un allenatore? (sapere ipotizzare soluzioni)
- Saper "accogliere" i propri allievi/atleti e i loro genitori;
- Saper trasmettere le proprie informazioni agli allievi passando dalla complessità della teoria alla semplicità del gioco;
- Saper usare un contesto d'apprendimento in cui gli allievi/atleti possano imparare, acquisire e sviluppare le proprie risorse individuali, in un clima accettante e non giudicante.
Per concludere abbiamo individuato due tipologie di psicologi a cui fare riferimento: Senior e Junior, ed un programma per condividere strategie e metodi comuni d'intervento.
Per i Senior (psicologi con più di 10 anni di laurea) è previsto un corso di adeguamento mirato, per gli Junior (psicologi con meno di 10 anni di laurea) invece un vero e proprio corso di formazione.
L'organizzazione prevede inoltre giornate di coordinamento e di discussione e monitoraggio tra psicologi dei comitati regionali e provinciali in cui vengono fornitr linee-guida per costituire a livello regionale corsi di formazione per psicologi Senior e Junior come sopra riportato.
GUÍA TÉCNICA PARA LAS
ESCUELAS DE FÚTBOL
D.T. Prof.Orengo Massimo 2011 de la Academia Internacional de
futbol Orengo Massimo;Academia Italiana de
futbol. Y Club Entrenador de futbol Internacional ( En facebook)
El entrenador de la escuela
de fútbol
Formar y educar a los jóvenes para el fútbol no
es "una tarea sencilla.
El entrenador debe ser capaz de mezclar la calidad "técnico, táctica, educativo, psicológico y de comunicación, teniendo siempre en cuenta las etapas de la edad" de los jóvenes futbolista. Debe tener un conocimiento de temas relacionados con la dinámica de aprendizaje motor, teniendo en cuenta los procesos que gobiernan la maduración física y de los períodos sensibles que son la base del desarrollo biológico de aprendizaje, especialmente
Capacidad de "coordinativa para la ejecución de los gestos técnicos
El entrenador debe ser capaz de mezclar la calidad "técnico, táctica, educativo, psicológico y de comunicación, teniendo siempre en cuenta las etapas de la edad" de los jóvenes futbolista. Debe tener un conocimiento de temas relacionados con la dinámica de aprendizaje motor, teniendo en cuenta los procesos que gobiernan la maduración física y de los períodos sensibles que son la base del desarrollo biológico de aprendizaje, especialmente
Capacidad de "coordinativa para la ejecución de los gestos técnicos
El técnico debe ser consciente que su trabajo
tiene un valor educativo,
entonces debe ser capaz de proponer el trabajo teniendo en cuenta las
características de todas las "edades, para no cometer errores que ponen en
peligro el potencial de crecimiento del niño. (Tratar niños y muchachos como pequeños
adultos, con un programa educativos adecuados para) grandes y pequeños
en cantidad sólo perjudica el crecimiento, no sólo técnica, sino también
psicológica de los adolescentes y niños.
Muchos entrenadores están en errores con los
métodos erróneos de la enseñanza de los
jóvenes, la realidad no puede
"hacer a meno de su matriz
educativa que difiere radicalmente de los métodos anteriores utilizados con
adultos
El Entrenador debe formar a los jóvenes desde el punto de vista educativo y desarrollar las habilidades y la formación "técnico - tácticas y motora que el futbol necesita. Un bueno entrenador de fútbol juvenil y las escuelas en particular, debe de enseñar con sencillez" los objetivos educativos y el método tanto individual como en equipo.
El Entrenador debe formar a los jóvenes desde el punto de vista educativo y desarrollar las habilidades y la formación "técnico - tácticas y motora que el futbol necesita. Un bueno entrenador de fútbol juvenil y las escuelas en particular, debe de enseñar con sencillez" los objetivos educativos y el método tanto individual como en equipo.
Para alcanzar estos
objetivos, el entrenador de la escuela de fútbol debe influir en la atención de
los niños a través de estrategias de comunicación y el comportamiento:
Él siempre tendrá que "hablar en plural: "Hemos perdido,… que queremos lograr…., tenemos que mejorar….
Establecer reglas de la vida común y subrayare en los comportamientos positivos, fomentar un comportamiento altruista, desalentar conductas individualistas, estimular la participación de los niños, fomentar oportunidades de estar juntos.
Él siempre tendrá que "hablar en plural: "Hemos perdido,… que queremos lograr…., tenemos que mejorar….
Establecer reglas de la vida común y subrayare en los comportamientos positivos, fomentar un comportamiento altruista, desalentar conductas individualistas, estimular la participación de los niños, fomentar oportunidades de estar juntos.
El entrenador tendrá que:
Conocer las técnicas del juego y las etapas por las que la enseñanza se enmarca.
Motivar y apoyar a los intereses individuales y de Grupo, la creación de condiciones favorables para alcanzar los objetivos fijados por el control del tiempo y el espacio
Programar un plan de trabajo que incluye metas para alcanzar el contenido y los métodos de enseñanza "para proponer, las variables que se incluirán en las auditorías y evaluaciones que se hicieron cuando se considere oportuno.
Conocer las técnicas del juego y las etapas por las que la enseñanza se enmarca.
Motivar y apoyar a los intereses individuales y de Grupo, la creación de condiciones favorables para alcanzar los objetivos fijados por el control del tiempo y el espacio
Programar un plan de trabajo que incluye metas para alcanzar el contenido y los métodos de enseñanza "para proponer, las variables que se incluirán en las auditorías y evaluaciones que se hicieron cuando se considere oportuno.
después de cada sesión de
entrenamiento a la pregunta que debemos hacernos es:
Como ya he planeado?
El objetivo se ha logrado?
¿Cómo eran mis necesidades personales (la serenidad ", gana de entrenar), antes de empezar?
Lo que me has metido en dificultad cómo he resuelto los problemas que ocurrieron
Como ya he planeado?
El objetivo se ha logrado?
¿Cómo eran mis necesidades personales (la serenidad ", gana de entrenar), antes de empezar?
Lo que me has metido en dificultad cómo he resuelto los problemas que ocurrieron
A medida que han motivado las diversas
propuestas de trabajo?
Como le expliqué las diversas
propuestas de trabajo
cuanto tiempo que dedica al desarrollo de:
-Capacidad condicional "
-Capacidad de coordinación
- capacidades técnicas?
- Capacidad de "colaboración en sus primeras etapas del juego?
-Capacidad condicional "
-Capacidad de coordinación
- capacidades técnicas?
- Capacidad de "colaboración en sus primeras etapas del juego?
Como mis comentarios han sido positivos en el
desarrollo de la formación? yo era un buen ejemplo?
Lo que han contribuido a la mejora del grupo y las relaciones interpersonales
¿Cuánto tiempo he dedicado a los juegos de imaginación de los niños
Con cual clima psicológico a la que asistieron los chicos?
Lo que han contribuido a la mejora del grupo y las relaciones interpersonales
¿Cuánto tiempo he dedicado a los juegos de imaginación de los niños
Con cual clima psicológico a la que asistieron los chicos?
Cómo y cuándo
el preparador físico colabora con El entrenador
en resumen:
TAREAS EDUCATIVA: Realizados en el campo como estaba previsto
en el desarrollo de la capacidad "motor de coordinación y condicional.
TAREAS DE ORGANIZACIÓN: en colaboración
con el director técnico, verifica los
aspectos educativos y organizativos de la actividad
psicomotor función
capacidad de aprendizaje de entre7 a
12 años ... 14-15
capacidad "de la diferenciación y el control entre 7 -12 años 14-15 ..
la capacidad para responder a los estímulos visuales y acústicas entre 7-11 años
capacidad de "orientación en el espacio entre los 6-15 años
capacidad "de ritmo entre 6-13 años
capacidad "de equilibrio entre 9-13 años
condición física
Resistencia a partir de los 6 años
fuerza entre los 8 años en adelante
rapidez "entre el 6-15yo
capacidad de aprendizaje de entre
capacidad "de la diferenciación y el control entre 7 -12 años 14-15 ..
la capacidad para responder a los estímulos visuales y acústicas entre 7-11 años
capacidad de "orientación en el espacio entre los 6-15 años
capacidad "de ritmo entre 6-13 años
capacidad "de equilibrio entre 9-13 años
condición física
Resistencia a partir de los 6 años
fuerza entre los 8 años en adelante
rapidez "entre el 6-15yo
Calidad "afectivo-cognitivo a partir de 7 años en adelante
quiero aprender de 6 - 13 años
REQUISITOS Y CALIDAD FUNDAMENTAL DEL ENTRENADOR
El
entrenador es el "DIRECTOR (Regista) de las NECESIDADES
PRIMARIAS del los jóvenes Jugadores
JUGAR:- para divertirse - para aprender - - usar la cabeza (Actividad 'cognitiva), - para estar con los otros (socialización) - el uso de su cuerpo (Motricidad)
El entrenador debe ser capaz de: Evaluar, elegir, decidir y intervenir. E, sin embargo, es esencial que su Propia autoridades "se basa en las habilidades y competencia que será reconocida da los niños, su acción tiene que transmitir confianza. Resultará "por lo tanto," importante y esencial desde los primeros encuentros, reportarse bien con todo lo equipo y con el single. Jugador, instaurare una relación de estima y respeto reciproco.che entonces tendrá que se mantenga y consolide para toda la temporada
JUGAR:- para divertirse - para aprender - - usar la cabeza (Actividad 'cognitiva), - para estar con los otros (socialización) - el uso de su cuerpo (Motricidad)
El entrenador debe ser capaz de: Evaluar, elegir, decidir y intervenir. E, sin embargo, es esencial que su Propia autoridades "se basa en las habilidades y competencia que será reconocida da los niños, su acción tiene que transmitir confianza. Resultará "por lo tanto," importante y esencial desde los primeros encuentros, reportarse bien con todo lo equipo y con el single. Jugador, instaurare una relación de estima y respeto reciproco.che entonces tendrá que se mantenga y consolide para toda la temporada
Me parece tan "obvio, por tanto, que en la evolución continua del futbol y los
conocimientos pedagógicos relacionados con los programas de enseñanza, la
figura del entrenador, tendrá que" actualizar en consonancia con estos y
otros procesos de desarrollo.
Si usted decide dedicar su tiempo a entrenar a los niños deben tener una gran pasión por el futbol juvenil y los jóvenes, porque "a menudo se encuentra trabajando en condiciones difíciles, tales como:
La gestión de un grupo demasiado grande y no homogéneo, y la falta de instalaciones y herramientas. El estudiante debe ser considerado como el sujeto y no objeto de la atención y el trabajo del entrenador
Si usted decide dedicar su tiempo a entrenar a los niños deben tener una gran pasión por el futbol juvenil y los jóvenes, porque "a menudo se encuentra trabajando en condiciones difíciles, tales como:
La gestión de un grupo demasiado grande y no homogéneo, y la falta de instalaciones y herramientas. El estudiante debe ser considerado como el sujeto y no objeto de la atención y el trabajo del entrenador
CALIDAD
'del entrenador que se puede mejorar: la pasión por el futbol y
los jóvenes, la capacidad para relacionarse; personalidad "equilibrada y
autosuficiente autoestima
CALIDAD DEL ENTRENADOR QUE SE PUEDE APRENDER
demostración de competencia técnica, la enseñanza de habilidades en la organización en el conocimiento del entrenamiento y la competencia, las habilidades de comunicación, el conocimiento pedagógico, de los factores técnico táctico y físico-motor, el conocimiento de las peculiaridades "de la escuela de fútbol competitivo.
Cada sesión de entrenamiento, cada ejercicio, cada etapa de la didáctica en general debe ser capaz de producir una adaptación positiva en el comportamiento de los niños y fomentar su participación activa que el crecimiento global, el progreso y cualquier deseo de seguir practicando esto lindísimo Ellos tendrán que vivir una creciente satisfactoria como resultado de una mayor capacidad para dominar la pelota, la habilidad de "utilizar conocimientos en el juego, de ser capaces de comprender mejor la evolución del juego y poder colaborar más" efectivamente con el entrenador y compañeros
demostración de competencia técnica, la enseñanza de habilidades en la organización en el conocimiento del entrenamiento y la competencia, las habilidades de comunicación, el conocimiento pedagógico, de los factores técnico táctico y físico-motor, el conocimiento de las peculiaridades "de la escuela de fútbol competitivo.
Cada sesión de entrenamiento, cada ejercicio, cada etapa de la didáctica en general debe ser capaz de producir una adaptación positiva en el comportamiento de los niños y fomentar su participación activa que el crecimiento global, el progreso y cualquier deseo de seguir practicando esto lindísimo Ellos tendrán que vivir una creciente satisfactoria como resultado de una mayor capacidad para dominar la pelota, la habilidad de "utilizar conocimientos en el juego, de ser capaces de comprender mejor la evolución del juego y poder colaborar más" efectivamente con el entrenador y compañeros
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